[ urn:collectio:0001:doc:papiroartemidoro:2006 ]

Indice antcom:00513 antcom:00551 antcom:00703bis antcom:03368

Catalogo

40a Frammento dalla Forma Urbis Romae urn:collectio:0001:antcom:00513 , area del Portico di Ottavia e del tempio di Ercole Musarum

Da Roma, nel giardino posto sul retro della chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Roma, Antiquarium Comunale, inv. 513

Marmo proconnesio

Alt. cm 35, lung. cm 34

Realizzata agli inizi del III secolo d. C., durante il regno dell'imperatore Settimio Severo, la Forma Urbis Romae è una delle più importanti mappe giunte fino ai nostri giorni dall'epoca romana e una fonte insostituibile per ricostruire la topografia della Roma imperiale.

Nell'impianto originario la pianta, che a differenza di altre mappe di uso pubblico non aveva intenti di carattere burocratico-amministrativo, come traspare dalla mancanza di dati di natura fiscale, ma piuttosto uno scopo celebrativo, misurava 18 x 13 metri, per una superficie di 240 metri quadrati, occupando l'intera parete di una delle grandi aule del Templum Pacis di Vespasiano, ora corrispondente al muro esterno della chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Sul muro in mattoni sono ancora visibili i fori delle grappe metalliche che permettevano il fissaggio delle 150 lastre di marmo proconnesio che la componevano, tracce che hanno permesso agli studiosi di ricostruire l'assetto dell'antica pianta, di cui ormai si conservano solo un migliaio di frammenti, all'incirca una decima parte dell'insieme originario.

Come si osserva dal frammento che riproduce l'area del Portico di Ottavia (frammento 31bb), conformemente agli usi della cartografia romana, la pianta è orientata verso sud-est. Gli edifici sono rappresentati, mediante l'uso di un linguaggio simbolico, in maniera accurata ed estremamente dettagliata alla scala 1:240.

Sul lato superiore del frammento, sotto l'iscrizione (IVNO[NIS]) che identifica il tempio di Iunone Regina, è raffigurato, con una doppia linea, il tempio prostilo e tetrastilo, dove sono facilmente riconoscibili la cella, l'ampio pronao e il colonnato. Sulla fronte del tempio è visibile un altare di forma quadrata, mentre il lato inferiore è fiancheggiato da una doppia linea puntinata che rappresenta il Portico di Ottavia. Sotto di questo, preceduto da un secondo porticato (la linea che separa le due file di colonne è stata interpretata come una gradinata), il tempio di Ercole delle Muse, facilmente riconoscibile per l'iscrizione incisa su questo frammento completata da un secondo frammento ora perduto (AEDIS HERCULI[S MUSARUM]).

Il frammento, come la gran parte dei frammenti a noi giunti, fu rinvenuto nel maggio del 1562 nel giardino della chiesa dei Santi Cosma e Damiano e venne riprodotto dal Dosio nel Codice Vaticano (Vat. Lat. 3439).

III secolo d. C.

Bibliografia:

Carrettoni et alii 1960, pp. 91-93, tavv. 13, 14, 29, 62; Rodríguez Almeida 1981, pp. 28, 114, fig. 4, tav. 23; Rodríguez Almeida 2002, pp. 67-76; Stanford-FUR 2002-2003, fr. 31bb (T. Najbjerg, con bibl.).

(Lucia Franchi Vicerè)

40b Frammento dalla Forma Urbis Romae urn:collectio:0001:antcom:00703bis , area della Subura presso il Colle Oppio

Da Roma, nel giardino posto sul retro della chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Roma, Antiquarium Comunale, inv. 703bis

Marmo proconnesio

Alt. cm 35, lungh. cm 72

La cura del dettaglio con cui le strutture urbane sono rappresentate nella Forma Urbis Romae è ben rappresentata da questo frammento (fr. 10g), che riproduce una porzione del quartiere della Subura presso il Colle Oppio. L'area centrale è dominata dall'intersezione di due grandi strade, fiancheggiate su entrambi i lati da file di negozi (tabernae), i cui muri sono rappresentati da una linea semplice, che delimita ambienti di forma rettangolare e si interrompe in corrispondenza degli ingressi; in alcuni ambienti la presenza di scale interne è raffigurata mediante il disegno di un triangolo o di una V, secondo una simbologia che ricorre in tutta la pianta. Delle due strade quella maggiore, che corre da sinistra verso destra, ovvero da est a ovest, essendo l'orientamento della pianta rivolto a SE, è stata identificata con il Clivus Suburanus, uno dei principali assi viari dell'antica Roma che dall'area del Foro Romano, attraversando l'Argileto, conduceva appunto al quartiere commerciale e malfamato della Subura. La vita caotica della Subura, così come ci viene descritta da Marziale e Giovenale, sembra ben rappresentata da questo dedalo di vie, di negozi, di aree scoperte, di vicoli chiusi e cortili colonnati, dagli orientamenti discordanti e dagli usi diversi: per esempio nell'isolato posto sull'angolo superiore sinistro del frammento l'area colonnata, fiancheggiata da una serie di ambienti fra loro collegati e privi di accesso dalla strada, è stata interpretata come un piccolo bagno (balnea), dotato di palestra e della tradizionale sequenza di frigidarium, tepidarium e calidarium, mentre per l'edificio caratterizzato da un lungo corridoio su cui si affacciano tante stanzette, posto dietro la palestra, si è pensato a uno dei tanti lupanari che accanto alle botteghe dei fabbri, dei calzolai, dei venditori di abiti e di libri animavano la vita del quartiere.

Come il precedente, il frammento 10g è stato rinvenuto nel 1562 nel giardino posto sul retro della chiesa dei Santi Cosma e Damiano ed è riprodotto da G. P. Bellori nella prima edizione dei frammenti della pianta (Fragmenta vestigii veteris Romae ex lapidibus Farnesianis nunc primum in lucem edita cum notis, Roma 1673).

III secolo d. C.

Bibliografia:

Carrettoni et alii 1960, pp. 69-70, tav. 18; Rodríguez Almeida 1981, p. 79, tav. 7; Stanford-FUR 2002-2003, fr. 10g (T. Najbjerg, J. Trimble, con bibl.).

(Lucia Franchi Vicerè)

40c Frammento dalla Forma Urbis Romae urn:collectio:0001:antcom:00551 , area del Foro Romano: tempio dei Castori e botteghe

Da Roma, nel muro orientale del Tempio dei Castori presso il Foro Romano

Roma, Antiquarium Comunale, inv. 551

Marmo proconnesio

Alt. cm 19,5, lungh. cm 29

Benché di piccole dimensioni, il frammento è estremamente significativo perché appartiene a un settore della pianta, l'area del Foro Romano, che è andato irrimediabilmente distrutto nel V secolo d.C., quando il centro della parete dell'aula del Templum Pacis fu perforato per ricavare una grande apertura circolare. Nel frammento gli edifici si sviluppano intorno a un piccolo spazio aperto, su cui sono ben leggibili alcune lettere (STORIS) che identificano la struttura colonnata, posta sul margine inferiore, con il retro del Tempio dei Castori, uno dei più antichi edifici sacri di Roma, dedicato nel 484 a. C. per celebrare il luogo dove i Dioscuri erano apparsi per annunciare la vittoria dei romani sui latini dopo la battaglia del lago Regillo.

Sulla destra del tempio, passata una strada, è riconoscibile una fila di tabernae, preceduta da un porticato, segue un edificio rettangolare, aperto su tutti i lati, quindi una lunga rampa, rappresentata da due linee convergenti tagliate da una fitta serie di segmenti paralleli, corrispondente alla gradinata che dal Tempio di Vesta dava accesso alla Via Nova. Nella parte sottostante, dopo una fila di ambienti di ridotte dimensioni che si affacciano su un vicolo, è visibile parte di una struttura rettangolare caratterizzata da un vano chiuso in cui si notano al centro due piccoli piedistalli, struttura identificata con il fons Iuturnae, la sorgente dove secondo la leggenda i Dioscuri di ritorno dalla battaglia avrebbero fatto abbeverare i cavalli.

A differenza dei precedenti frammenti, il frammento 18a fu rinvenuto nel 1882 nel muro orientale del Tempio dei Castori e alcuni studiosi hanno espresso dubbi sulla sua appartenenza alla Forma Urbis, tesi invece sostenuta da Rodríguez Almeida per l'impiego in questa, come in tutte le lastre della pianta, del marmo proconnesio, materiale poco usato a Roma prima dell'età degli Antonini.

III secolo d. C.

Bibliografia:

Carrettoni et alii 1960, pp. 75-76, 180, tavv. 21, 62; Rodríguez Almeida 1981, pp. 96-98, fig. 22, tav. 13; Stanford – FUR 2002-2003, fr. 18a (T. Najbjerg, J. Trimble, con bibl.).

(Lucia Franchi Vicerè)

60 Lastra "Campana con paesaggio nilotico urn:collectio:0001:antcom:03368

Roma, Antiquarium comunale, inv. 3368

Terracotta

Alt. cm 61, lungh. cm. 59, spess. cm 2,5

Rinvenuta nei pressi della chiesa di Sant'Eusebio sull'Esquilino a Roma, la lastra è costituita da un prospetto architettonico in primo piano e da un paesaggio terrestre e acquatico sullo sfondo. Una spessa cornice con fiori di loto e ovuli delimita la parte superiore della lastra; ai lati sono due pilastri scanalati con capitelli corinzi; tre colonne, di cui una liscia centrale e due tortili laterali, sono sormontate da due grandi archi, su cui sono molto evidenti i dentelli della cornice; in posizione centrale è un bucranio. Dietro questo porticato si distinguono alcune sequenze figurative: sulla sinistra, l'intercolumnio è occupato da un ippopotamo, di profilo verso destra, tra elementi vegetali; nel registro superiore è un coccodrillo, di profilo verso sinistra, su una sorta di isolotto; nella metà superiore è raffigurata una costruzione, forse una capanna rotonda con tetto di paglia, su cui sono poggiati due ibis.

Nella porzione destra, il motivo è stato leggermente modificato: in basso si ritrova un coccodrillo, di profilo verso sinistra; immediatamente sopra, vi è una imbarcazione di piccole dimensioni su cui sono raffigurati due pigmei (quello sulla destra indossa un cappello a falde larghe), ripresi mentre sono intenti a remare in un ambiente fluviale; in alto, sulla terraferma si vede una costruzione in muratura (come si può dedurre dall'indicazione della squadratura dei mattoni) con timpano decorato da elementi scultorei; un recinto di legno racchiude sui lati questo edificio (tempio?); sul tetto a spiovente sono altri due ibis.

Età augustea

Bibliografìa:

Cleopatra Regina 2000, p. 238, cat. IV. 7 (C. Martini); Versluys 2002, pp. 346-347.

(Gianfranco Adornato)

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