[ urn:collectio:0001:amb:15041 ]

Iconography
Title: Sala degli Horti Mecenaziani I
=
Typology: ambiente, sala
Administration
Comune di Roma, Musei Capitolini, Inventario Ambienti, amb 000000
Collocation
Musei Capitolini, Palazzo de'Conservatori, Sala degli Horti Mecenaziani
Creation
from 1601 > until 1700 Stile sec. XVII
Technical data
Measurements: Length 0.00m   Width 0.00m  
Material:
Notes:
Description

II primo a colonizzare l'Esquilino come sede di residenze di lusso fu, secondo le fonti letterarie, Mecenate, il quale portò a termine la bonifica della zona precedentemente occupata da un millenario sepolcreto con un'operazione urbanistica celebrata da Grazio. L'area dell'antica necropoli esquilina fu infatti ricoperta da uno spesso interro, che consentì di trasformare una zona malfamata in un'area residenziale di straordinario prestigio. Della sontuosa dimora, fatta costruire nella seconda metà del I secolo a.C. da questo illustre personaggio amico e consigliere di Augusto, gli scavi ottocenteschi hanno messo in luce pochi resti: l'unico ambiente attualmente conservato è il cosiddetto Auditorium, probabilmente un triclinio estivo semiipogeo e decorato da affreschi riferibili a due fasi: la prima del 40 a.C., attribuibile allo stesso Mecenate, e la seconda del primo decennio d.C. quando la villa era già passata sotto la proprietà imperiale. Gli affreschi, purtroppo mal conservati, rappresentano vedute di giardini nei quali sono inserire piccole sculture e fontanelle, quasi a voler annullare la mancanza di aperture sull'esterno della grande sala.

In età neroniana la villa che si estendeva a cavallo delle mura serviane, evidentemente non più funzionali alla difesa della città, costituì una sorta di continuazione dell'immensa estensione territoriale occupata dalla Domus Aurea. E così il Palazzo imperiale sempre più simile alle regge dei sovrani ellenistici, amplificava gli spazi a sua disposizione "specializzando" i diversi nuclei edilizi a seconda della loro funzione: la zona del Palatino destinata a sede di rappresentanza, i settori dell'Oppio e dell'Esquilino connotati come ville di piacere. Famosa la battuta che circolava a Roma dopo la costruzione della Domus Aurea e riportata da Svetonio: "Roma diverrà la sua casa: migrate a Veio, Romani, ammesso che questa casa non inglobi anche Veio!". Da una torre situata nella zona più elevata degli Horti di Mecenate, sembra, Nerone assistette allo spettacolo dell'incendio di Roma. Estremamente problematica risulta la ricostruzione dell'apparato decorativo di questa residenza, dal momento che la maggior parte delle sculture emerse dagli scavi era stata reimpiegata come materiale da costruzione in murature tardoantiche o altomedievali. Particolarmente significativo, considerati gli interessi del padrone di casa, appare il ritrovamento in questa zona di una serie di erme con ritratti attribuibili a personaggi della cerchia letteraria ed esposti nella Sala VI: una presenza di grande rilievo in connessione con l'attività di Mecenate, noto come protettore delle aiti, e soprattutto in relazione a quanto ci tramandano le fonti letterarie sull'arredo scultoreo delle case dei personaggi più in vista. Nella casa di un intellettuale (come nel caso di Mecenate) o di un aspirante tale, non poteva infatti mancare una biblioteca, decorata dalle immagini dei più famosi letterati greci e latini. Nel programma decorativo di questa residenza immersa nel verde ben si inseriscono i piccoli rilievi con scene idilliche e il raffinatissimo esempio di arte neoattica rappresentato dalla fontana a forma di rhytón firmata dall'artista Pontios, che trova un immediato riscontro tematico nel bellissimo rilievo con Menade danzante, replica neoattica del donario votivo coregico per le Baccanti di Euripide creato da Kallimachos nel 406-405 a.C.

Il programma decorativo scultoreo degli horti comprendeva anche opere di straordinario impegno artistico come quelle esposte nella Sala VI; tra di esse la testa di Amazzone, copia da un famosissimo originale greco del V secolo a.C., e la bellissima statua di Marsi in marmo pavonazzetto capolavoro di virtuosismo scultoreo. Dalla zona degli horti delTEsquilino proviene anche il gruppo scultoreo dell'Auriga collocato nella Sala VII che, solo a seguito di una recente analisi, ha riacquistato il suo significato originario. Lo studio stilistico e interpretativo ha infatti permesso di riaccostare le due figure dell'auriga e del cavallo che, rinvenute ad una certa distanza una dall'altra negli scavi della fine del secolo scorso, erano state musealizzate separatamente senza riconoscerne la reciproca appartenenza. Il cavallo, ridotto in frammenti, fu rinvenuto infatti nel 1873 nello smontaggio di un muro tardoantico in corrispondenza della zona occupata dagli Horti di Mecenate. Il ritrovamento dell'auriga avvenne invece nel 1874, diverse centinaia di metri più a nord rispetto al cavallo, vicino alla chiesa di S. Eusebio, a Piazza Vittorio. Anche in questo caso la scoperta avvenne durante la demolizione di un muro "dei bassi tempi" costruito con migliaia di frammenti di scultura dalla ricomposizione dei quali derivano molte delle sculture esposte nel settore dedicato agli Horti Tauriani. Il gruppo statuario così ricomposto presenta dunque una figura maschile nuda nell'atto di salire su un carro trainato da due cavalli: la scena è stata interpretata come la rappresentazione del ratto di Antiope, regina delle Amazzoni, da parte di Teseo. Alcuni segni presenti sulla figura maschile fanno infatti ipotizzare la presenza di un altro personaggio, l'Amazzone rapita appunto, vicino all'eroe: ma di questa scultura non si sono trovate tracce nelle collezioni capitoline. Dal punto di vista stilistico l'opera appare,, non già una copia di un modello greco codificato, bensì una reintepretazione di età romana di stilemi greci del V secolo a.C. Significativa appare la presenza, nell'ambito degli Horti di Mecenate, di alcune statue femminili identificabili come Muse, specchio della fama del padrone di casa come protettore delle aiti e degli artisti, mentre la scultura in marmo verde egiziano raffigurante un cane da guardia rappresenta probabilmente un esempio di colto collezionismo. Rara e preziosa la stele funeraria esposta nella Sala Vili, opera originale greca, nella quale compare una fanciulla vestita con un complicato panneggio in cui vengono sottolineate le diverse qualità di tessuto accuratamente delineato nelle fitte piegoline; la mano destra è protesa e sembra che la sinistra sollevasse le pieghe del chitone nel caratteristico gesto di una kore tardoarcaica. Un'opera di particolare impegno artistico, forse attribuibile a un luogo di culto situato all'interno dei giardini, è rappresentata dalla statua colossale di Demetra, raffinata copia romana da un originale della metà del V secolo a.C., ove la studiata geometria delle pieghe del panneggio e la lieve torsione del busto caricano la figura di una notevole tensione interna. Se in quest'opera viene sottolineata la maestosità olimpica della dea, il dinamismo è la caratteristica che contraddistingue la statua di Èrcole combattente, rappresentato in vivace movimento e ripreso da modelli greci del IV secolo a.C.

Bibliography
Print Resource: AA.VV., Musei Capitolini. Guida (2005) passim
Editing
Date: 2008-12-16
Name: Elena Pellegrino
Notes: Prima immissione dati sulla base della guida ufficiale.
Legacy data
Negativi:
Images



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