[ urn:collectio:0001:amb:15035 ]

Iconography
Title: Sala degli Horti Tauriani e Vettiani I
=
Typology: ambiente, sala
Administration
Comune di Roma, Musei Capitolini, Inventario Ambienti, amb 000000
Collocation
Musei Capitolini, Palazzo de'Conservatori, Sala degli Horti Tauriani e Vettiani
Creation
from 1601 > until 1700 Stile sec. XVII
Technical data
Measurements: Length 0.00m   Width 0.00m  
Material:
Notes:
Description

In età augustea, a quanto è possibile ricostruire dalle fonti e dalla documentazione epigrafica, l'intero territorio compreso tra la via Labicana antica, l'aggere serviano e il limite poi rappresentato dalle mura aureliane, fu occupato dagli Horti Tauriani, per un'estensione che è stata calcolata intorno ai 36 ettari; ai limiti della proprietà, e lungo il percorso della via Labicana, si trovava il sepolcreto di famiglia. Forse è proprio per l'ampiezza della proprietà, per lo splendore della villa e per la vicinanza con la zona di ingresso a Roma di numerosi acquedotti - strategicamente molto delicata per la difesa della città - che gli Horti di Statilio Tauro suscitarono la cupidigia di Agrippina, moglie di Claudio, che istigò Tarquinio Prisco ad accusare il senatore prima di concussione e poi di pratiche magiche. Tauro non aspettò il verdetto del Senato e preferì suicidarsi permettendo così all'imperatore di incamerare i suoi beni (53 d.C.).

Dopo il passaggio della proprietà in mano imperiale essa fu di nuovo smembrata, in favore di Epaphrodito e Fallante (liberti rispettivamente di Claudio e Nerone), per poi in parte riconfluire sotto Gallieno (253-268 d.C.) negli Horti Liciniani. Presso i confini occidentali dell'area furono rinvenuti i resti di un edificio che, attraverso i nomi scritti sulle fistulae aquariae, può essere riferito a Vettio Agorio Pretestato (praefectus Urbi del 367-368 d.C.) e a sua moglie Fabia Aconia Paulina. Un muro trovato nell'area e costruito, come verificato in molti altri casi sull'Esquilino, con frammenti di sculture, ha restituito una straordinaria messe di materiali. Le sculture rinvenute in questa zona possono essere attribuite alle varie fasi di vita degli horti: nella Sala IV si ricordano soprattutto la splendida statua di Igea; per stile e dimensioni le può essere avvicinato il busto di divinità femminile, riconoscibile come Artemide, copia di un originale, attribuito a Kephisodotos, del IV secolo a.C. trovato nelle vicinanze e probabilmente facente parte dello stesso gruppo; simile nelle proporzioni anche una terza statua trovata nella stessa zona e trasformata, alla fine dell'Ottocento, in Roma Cristiana per decorare la sommità della torre capitolina. Un'ambientazione all'interno di una residenza immersa nel verde sembra particolarmente appropriata per le opere esposte nella Sala V: la statua di mucca, forse parte di un gruppo pastorale, è probabilmente copia della famosissima statua in bronzo di uguale soggetto creata da Mirone per l'Acropoli di Atene e portata a Roma ali'epoca di Vespasiano.

Ben inseribili nella decorazione di un giardino sono anche i rilievi: uno, particolarmente raffinato, rappresenta un paesaggio sacro con un santuario circondato da alte mura, mentre gli altri due, purtroppo frammentari, sono di manifattura neoattica e rappresentano le quadrighe di Helios (il sole) e Selene (la luna) che corrono una incontro all'altra. Alla decorazione dei giardini della villa devono essere riferiti i due grandi crateri decorati rispettivamente con scene relative al mondo dionisiaco e con la raffigurazione delle nozze di Paride ed Elena, mentre alla fase imperiale degli horti devono essere attribuiti gli splendidi ritratti di Adriano, Sabina e Matidia, rinvenuti nella demolizione dei muri tardoantichi degli Horti Tauriani collocati in galleria.

Bibliography
Print Resource: AA.VV., Musei Capitolini. Guida (2005) passim
Editing
Date: 2008-12-16
Name: Elena Pellegrino
Notes: Prima immissione dati sulla base della guida ufficiale.
Legacy data
Negativi:
Images



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