Sul primo ripiano dello Scalone, che, prima della costruzione della
Pinacoteca, si presentava come un cortiletto scoperto, sono murati dal
1572-1573 quattro grandi rilievi storici provenienti da importanti
monumenti pubblici. I primi tre, giunti in Campidoglio già nel 1515 dalla
chiesa dei Santi Luca e Martina, fanno parte di una serie di undici
pannelli, otto dei quali reimpiegati per la decorazione dell'Arco di
Costantino. La loro collocazione originaria può essere attribuita a
monumenti ufficiali dedicati a Marco Aurelio tra il 176 e il 180 d.C. Il
quarto rilievo, proveniente da un monumento dedicato ad Adriano e
rinvenuto presso piazza Sciarra, fu acquistato dai Conservatori nel 1573
per completare il ciclo decorativo. Salendo la scala, sulla destra, si
trova il pannello raffigurante Marco Aurelio che sacrifica davanti al
Tempio di Giove Capitolino. L'imperatore è raffigurato con il capo velato,
mentre versa incenso su un tripode: accanto a lui il camillo, giovinetto
assistente ai sacrifici, unflamen, riconoscibile dal caratteristico
copricapo, e il vittimario, pronto a sacrificare il toro che compare alle
spalle del gruppo. La scena si svolge davanti al Tempio di Giove
Capitolino, qui in una delle raffigurazioni più dettagliate (anche se per
problemi di spazio il tempio è raffigurato con quattro colonne anziché
sei), con la triade capitolina raffigurata nel frontone e la quadriga a
coronamento del tetto. Il secondo rilievo rappresenta una scena di
trionfo: l'imperatore, togato e alla guida di un carro trainato da quattro
cavalli, si accinge a passare, sotto un arco di trionfo. Lo precedono un
littore e un tibicine, mentre alle sue spalle una piccola figura di
Vittoria alata incorona il generale vincitore.
Sulla stessa parete è posto il rilievo raffigurante la clemenza
imperiale: Marco Aurelio a cavallo, vestito in abiti militari con corazza
e paludamentum* si accinge, con il braccio destro sollevato, a esercitare
la sua clemenza nei confronti di due barbari inginocchiati in segno di
sottomissione. L'atteggiamento dell'imperatore mostra notevoli assonanze
con quello della grande statua bronzea della piazza, sebbene in questo
caso Marco Aurelio sia rappresentato in abiti civili. 11 quarto pannello,
proveniente da un monumento eretto in onore di Adriano, mostra
l'imperatore al suo ingresso in città (adventus) accolto dal Genio del
Senato e dal Genio del Popolo Romano e dalla dea Roma, caratterizzata da
una corta tunica che le lascia scoperta la spalla destra e dal capo
sormontato da un elmo piumato. Altri due grandi rilievi storici,
provenienti dalla demolizione del cosiddetto "Arco di Portogallo", e
trasportati in Campidoglio nel 1664, ornano gli altri ripiani dello
scalone monumentale. L'Arco di Portogallo, che si trovava lungo la via
Lata (attuale via del Corso), prese il nome dalla vicinanza
dell'ambasciata di quel Paese: si trattava di un monumento tardo-antico,
completamente decorato facendo uso di materiali di spoglio. Fu distrutto
nel 1662 sotto il pontificato di Alessandro VII per i lavori di
ampliamento della strada: i due pannelli capitolini, derivati da un
monumento in onore di Adriano, rappresentano probabilmente gli unici
elementi superstiti della decorazione dell'arco.
Il primo pannello rappresenta l'imperatore Adriano mentre presiede a
una cerimonia legata all'elargizione di aiuti alimentari ai bambini
romani. L'imperatore è raffigurato su un alto podio, ai cui piedi si
trovano le figure dei Geni del Senato e del Popolo Romano: in primo piano
la figura di un bambino togato. I volti dei personaggi raffigurati hanno
subito, probabilmente in occasione del riutilizzo del rilievo, importanti
rilavorazioni per adattarli al monumento nel quale furono reimpiegati. Sul
ripiano dello scalone che da accesso alla Pinacoteca è stato sistemato
l'ultimo dei rilievi storici provenienti dall'Arco di Portogallo. Esso
rappresenta l'apoteosi dì Sabina, moglie non amata dell'imperatore
Adriano, ma ciononostante divinizzata dopo la morte. L'imperatore, seduto
su uno scranno, assiste, alla presenza del Genio del Campo Marzio,
all'apoteosi di Sabina che si solleva dalla pira funeraria sulle spalle di
una figura femminile alata, riconoscibile come Aeternitas. Sullo stesso
ripiano sono collocati due splendidi pannelli in opus sedile
rappresentanti tigri che aggrediscono vitelli. Si tratta di due dei
pochissimi elementi superstiti (altri due pannelli più piccoli sono
conservati al Palazzo Massimo alle Terme) della splendida decorazione
marmorea della cosiddetta ''Basilica di Giunio Basso" all' Esquilino. La
grande aula, costruita da Giunio Basso, console nel 317 d.C., presentava
le pareti interamente ricoperte da tarsie marmoree dalla splendida
policromia: dopo la distruzione dell'edificio i preziosi partiti
decorativi sono ricostruibili solo attraverso disegni antichi.
|