A metà dell'atrio si apre il cortile, che sul fondo si chiude con la
scenografica parete con fontana sormontata dalla statua detta "del
Martorio", perché rinvenuta nel Cinquecento nel Foro di Marte (Martis
Forum, nome che gli antichi attribuivano al Foro di Augusto). La statua,
di dimensioni colossali, è conosciuta fin dal Cinquecento e fu risarcita
con gli attributi tipici di Oceano dal Bescapè nel 1594. Molti studiosi vi
individuano la raffigurazione del Tevere, o di un'altra divinità fluviale
pertinente anche in antico a una fontana. La figura è sdraiata sul fianco
sinistro con volto reclinato e caratterizzato da lunghi capelli, barba e
baffi molto folti. Il pezzo è attribuito stilisticamente all'età flavia (I
secolo d.C.) ed ebbe dal Rinascimento particolare notorietà essendo
utilizzato per affiggere "pasquinate", scritti diffamatori contro il
governo, che i Romani firmavano con il nome di Pasquino.
Nel cortile sono collocate tre colonne di granito grigio, rinvenute
nel Santuario di Iside e Serapide in Campo Marzio. Il fregio è scolpito a
rilievo intorno al fusto, come nelle columnae coelatae (colonne
parzialmente inglobate nella muratura), e rappresenta, su ciascuna
colonna, quattro coppie di sacerdoti in piedi su alti sgabelli. Alcuni
sono colti nel momento dell'offerta alla divinità, altri in quello
dell'estensione degli oggetti sacri. I sacerdoti hanno il capo rasato
cinto d'alloro, indossano vestì fermate all'altezza delle ascelle che li
distinguono dai portatori di vasi "canopi" dalle lunghe vestì accollate e
le mani velate, secondo il rituale. Questi rilievi sono illuminanti dalla
grande continuità del culto egizio in quello romano. Tra le opere più
rappresentative è certamente il cratere a campana, in granito grigio,
proveniente dal Canopo di Villa Adriana. Il vaso reca sul corpo un fregio
definito dalle anse consistenti in due protomi feline; dal collo dei
felini pende un lembo di stoffa che in basso è annodato e diviso in due
frange. Il fregio, articolato in quattro scene, rappresenta un'offerta
alla divinità e un'estensione dei simboli sacri. Una serie di animali
rappresentati sono la personificazione delle principali divinità egizie:
il "Coccodrillo" in granito roseo di Assuan, proveniente dall'Iseo
Campense in Campo Marzio, incarnava la divinità Sobek, una delle più
importanti della regione del Fayum; le due sculture in granito grigio dei
"Cinocefali", ugualmente rinvenute nell'area dell'Iseo Campense in Campo
Marzio, rappresentano l'incarnazione del dio lunare Thot, seduto sulle
zampe posteriori, con quelle anteriori poggiate sulle ginocchia.
Importante, all'interno della collezione, la sfinge in granito roseo di
Assuan che poggia su un plinto rettangolare ed è rappresentata giacente
con zampe anteriori distese e testa allineata al corpo. Si può considerare
pertinente a una classe figurativa di età tolemaica, corrispondente a Roma
alla prima età imperiale.
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