II cortile del Palazzo dei Conservatori, sul cui lato destro si
conserva la memoria degli archi ogivali che davano accesso alla sala dello
"statuario", ha sempre rappresentato, fin dalla prima formazione delle
raccolte capitoline di antichità, il luogo privilegiato, una sorta di
punto di attrazione per l'appropriazione e la conservazione della memoria
dell'antico: le opere che via via affluivano nel palazzo erano i pegni
della continuità culturale lasciati dal mondo antico, una sorta di ponte
di collegamento virtuale con un passato glorioso. Sul lato destro si
trovano i frammenti della statua colossale marmorea di Costantino. Si
tratta delle diverse parti - la testa, le mani, i piedi, parte delle
braccia - della grande statua dell'imperatore, rinvenute nel 1486, sotto
il pontificato di Innocenzo VIII, nell'abside occidentale della Basilica
di Massenzio al Foro Romano, portata a termine da Costantino. La statua,
che rappresentava l'imperatore seduto in trono, secondo un modello
riferibile alle statue di Giove, era costruita con la tecnica
dell'acrolito: solo le parti nude del corpo erano lavorate in marmo,
mentre le altre parti erano costituite da una struttura portante, poi
mascherata da panneggi in bronzo dorato o addirittura di stucco. La testa,
imponente nelle sue misure, mostra i tratti del volto spiccatamente
segnati: la datazione dell'opera oscilla tra il 313, anno della dedica
della Basilica da parte di Costantino, e il 324, quando nei ritratti
dell'imperatore comincia ad apparire il diadema, la cui presenza è
suggerita da alcune tracce nel marmo. Sul lato sinistro sono sistemati i
rilievi con Province e trofei d'armi provenienti dal Tempio di Adriano a
piazza di Pietra. Alcuni dei rilievi, contrassegnati dagli stemmi dei
Conservatori, furono rinvenuti alla fine del XVI secolo, mentre gli altri
vennero ritrovati, sempre nella stessa zona, a partire dal 1883.
La serie dei rilievi, che mostra le personificazioni delle diverse
province assoggettate all'impero romano, riconoscibili dagli specifici
attributi, era posta a decorazione del tempio dedicato nel 145 d.C. da
Antonino Pio al suo predecessore e padre adottivo Adriano, divinizzato
dopo la morte: la cura nei rapporti con le diverse province, che lo
portarono a lunghi viaggi attraverso la sconfinata estensione dell'impero
romano, fu una delle caratteristiche del regno di Adriano. Tutto il fianco
destro del tempio, con 11 colonne scanalate sormontate da imponenti
capitelli corinzi, si conserva in piazza di Pietra inglobato nel palazzo
della Borsa. Sul fondo del cortile, all'interno del portico costruito da
Alessandro Specchi, appare il gruppo formato dalla statua seduta di Roma e
dai due prigionieri in bigio morato, che Clemente XI acquistò nel 1720
dalla Collezione Cesi. Il gruppo, già composto in questa forma, venne
riprodotto in antiche incisioni quando ancora si trovava nel giardino di
casa Cesi, in Borgo. La figura centrale, che rappresenta una divinità
seduta derivata da un modello della cerchia fidiaca, fu trasformata in
Roma con l'aggiunta degli attributi tipici di questa personificazione; la
statua poggia su una base decorata nella parte anteriore da un rilievo
rappresentante una provincia assoggettata, proveniente probabilmente dalla
decorazione di un arco del I secolo d.C. Le due figure colossali di
barbari, le teste dei quali sono state aggiunte in epoca moderna, rese
particolarmente preziose dall'uso del raro marmo bigio, possono essere
avvicinate alla serie dei prigionieri Baci creata per la decorazione del
Foro di Traiano.
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